Dal 1° marzo 2023 gli importi delle pensioni sopra i 2.100 euro saranno aumentati per effetto dell’inflazione. Entra in campo, infatti, il meccanismo della cosiddetta rivalutazione automatica delle pensioni, grazie al quale l’importo percepito viene adeguato al caro prezzi registrato nei 12 mesi precedenti.
È giusto, quindi, parlare di aumenti ma è bene sottolineare che l’incremento sarebbe potuto essere più elevato laddove il governo Meloni non avesse rivisto le percentuali di rivalutazione con la legge di Bilancio 2023, attuando di fatto un taglio dell’importo per tutti gli assegni d’importo superiore a 4 volte il trattamento minimo. ↓
Senza dimenticare che oltre a rivedere – riducendo – le percentuali di rivalutazione, il governo ne rivede anche le modalità di applicazione: mentre con la perequazione ordinaria la percentuale ridotta si applicava solamente sulla parte di pensione che supera una certa soglia, con il nuovo meccanismo come definito dalla manovra questa si applica sull’intero importo, penalizzando ancora di più l’interessato.
Piuttosto che parlare di aumenti, quindi, sarebbe più corretto porre l’attenzione sui tagli. ↓
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