A parlare è Abramo, 40enne torinese, battezzato a 14 anni e oggi disassociato. L’infanzia che racconta è un’infanzia difficile e opprimente.
“Stavo in un ambiente in cui mi si diceva tutti i giorni cosa fare, cosa leggere, cosa pensare, tutte le azioni erano programmate“, spiega, sottolineando come fosse impossibile avere rapporti normali con il “mondo fuori” a causa dei dettami imposti dagli anziani. (continua) ↓
“Alle elementari non potevo andare a nessuna festa di compleanno, avevo 6 anni e non sapevo che dire ai miei compagni di classe. Non potevo stare con i miei amici, mi vergognavo del fatto che non potessi mangiare una torta per paura che qualcuno lo dicesse ai miei genitori, dicevo di avere mal di denti”.
Al dispiacere di non poter festeggiare compleanni – Natale, Carnevale o altre festività, come impongono le regole – si aggiungeva il terrore di essere visto trasgredire alle regole. “Non c’era solo violenza psicologica, nella mia famiglia c’era anche violenza fisica. ↓
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